di Mariangela De Marco.
Storia di un fiume in piena di Alfonso Fanella descrive un insolito giorno di Natale e forse anche per questo è un buon libro da regalare proprio in occasione delle prossime feste natalizie. Un libro che un uomo può tranquillamente regalare ad una amica. Oppure una sorella ad un fratello, una zia ad un nipote. L’intimità raccontata è così profonda che ci permette di comprendere non con la testa, ma col cuore, le miriadi scintille emozionali che agitano l’animo umano. Storia di un fiume in piena di Alfonso Fanella, edito da De Ferrari Editore, è un libro per adulti, non per ragazzini. Aver superato di molto i diciotto anni è requisito fondamentale prima di prendere in mano questo libro e iniziare a leggerlo.
Un libro per adulti
I personaggi, anche se in alcuni passi raccontano della loro gioventù, in particolare del periodo universitario, mettono a nudo il proprio bagaglio di emozioni e vissuti di relazione, che sono tipici di chi ha sperimentato sulla propria pelle la convivenza con la persona amata. Temi importanti, come la lontananza dai genitori anziani o il desiderio di maternità non soddisfatta, possono non coinvolgere un adolescente, per cui questo è, lo ripeto, un libro per adulti. Ad un giovane certe metafore utilizzate nel romanzo potrebbero apparire con tinte troppo smorte, mentre la complessità delle emozioni che esse simboleggiano vengono facilmente riconosciute da chi in quel groviglio di relazioni ci è stato, magari ci è ancora, e piacevolmente si meraviglia di come il tutto sia qui magistralmente esposto.
Non è concesso a molti il saper esprimere a parole quell’intensa attrazione fisica che si può provare verso qualcuno che si detesta, eppure in questo libro l’autore ci riesce. I personaggi sbattono in faccia la realtà della vita, con tutte le sue assurde contraddizioni, eppure c’è poesia nel modo di scrivere di Alfonso Fanella. Più si va avanti nella lettura e più si avverte come dietro l’indicibile, dietro il silenzio, ci sia un dolore che solo la paura di perdere qualcuno a noi caro può trasformarsi in coraggio e darci la forza di agire.
La natura quale metafora del cuore umano
È un libro che racchiude in sè la speranza di poter “seminare dove abbiamo creato il deserto”, e di poter “istruire la nostra anima alla gioia, al gusto e alla felicità” . Di sentimenti non occorre parlare, i sentimenti si vivono! Per questo la natura, metafora del cuore umano, è prepotentemente presente. Descritta dai personaggi attraverso le immagini di luoghi vissuti, alberi di nocciolo lungo un fiume, montagne, neve, fango, lupi, la natura ha il non facile compito di esprimere la potenza emozionale che agita i pensieri dei protagonisti e tiene uniti passato e presente. I personaggi prendono vita attraverso le descrizioni di paesaggi italiani, francesi e ungheresi, in calde estati e gelidi inverni.
Rossella ed Enrico, sorella e fratello, ci raccontano di un diverso modo di affrontare la perdita del padre. Alessandro e Antonio, due sconosciuti che condividono lo spazio di un rifugio di montagna, ci raccontano delle loro donne, di amori, dubbi, passioni, paure. E alla fine compare lei: Marguerite. Descritta da uno dei protagonisti maschili nelle tante pagine centrali del romanzo, quando appare è quasi una creatura angelica. A lei sono affidate frasi che racchiudono tutto il carico sensibile dei sentimenti umani e del resto, in un romanzo in cui l’elemento naturale è il vero protagonista, non poteva che apparire una “margherita” poco prima del capitolo finale.
“Quella strana preghiera che è la montagna” accoglie, quasi sbrana, ma poi restituisce alla vita tutte le non più giovani anime che in questo romanzo rivoluzionano la loro esistenza e nessuno sarà più lo stesso di prima, neppure il lettore.
Mariangela De Marco
Bella recensione fa venire voglia di leggere il libro ha toccato i fatti salienti in maniera precisa