di Mariangela De Marco.
Da un dipinto di Artemisia
“Ritratto di donna con ventaglio” è il titolo dato a questa tela proveniente dalla collezione genovese di Casa Balbi dei marchesi Piovera e ora parte della collezione d’arte del Sovrano Militare dell’Ordine di Malta, a Rapallo.
Nella descrizione che viene proposta nella mostra, che dal 16 novembre 2023 al 1 aprile 2024, presso il Palazzo Ducale di Genova, offre ai visitatori un originale percorso espositivo mai proposto in precedenza in altre mostre dedicate ad Artemisia, si ipotizza che la dama in elegante abito nero sia un autoritratto.
La datazione è incerta, forse tra il 1622-25, periodo romano dell’artista, ma la descrizione fa riferimento al periodo in cui la “pittora”, come la definì Roberto Longhi, o “il pittore donna” come è stata recentemente definita da Vittorio Sgarbi, era a Firenze.
Ammessa alla prestigiosa Accademia delle Arti e del Disegno, già dal luglio del 1616, e dove godeva della stima di Sua Altezza Serenissima Cosimo II de’ Medici, quale motivo poteva avere Artemisia di autoritrarsi in abito nero? Non aveva bisogno di mostrarsi, essendo già largamente apprezzata e richiesta per l’eleganza di sentimenti e lo splendore delle tinte tipiche del suo modo di rappresentare la figura umana attraverso la pittura ad olio.
Firenze e la famiglia de’ Medici
Sappiamo che Cosimo II de’ Medici muore nel 1621 lasciando come reggenti la madre Cristina e la moglie Maria Maddalena d’Austria, in attesa che il figlioletto Ferdinando divenga adulto.
Potrebbe essere questa tela un ritratto della granduchessa di Toscana, vedova di Cosino II?
Oppure, se si ipotizza un possibile periodo genovese da parte di Artemisia (non esistono fonti certe che lo confermino) durante gli anni in cui il padre Orazio era impegnato in città a realizzare numerose opere per le famiglie Sauli, Cebà, Gentile, Cambiaso e Doria – dal 1621 al 1624, anno in cui Orazio viene poi chiamato a corte della regina di Francia Maria de’ Medici – forse la donna in abito nero con ventaglio potrebbe essere una nobildonna di Genova?
Della granduchessa di Toscana Maria Maddalena esistono molti ritratti e la somiglianza con la donna dipinta da Artemisia non può essere trascurata. Sebbene effigiata in periodi diversi della sua vita, da un ritratto di lei ventenne fatto dal pittore Cristofano Allori nel 1609 (conservato al Museo del Prado a Madrid) ai diversi ritratti ad opera di Justus Sustermans, pittore di corte presso la famiglia de’ Medici a Firenze, quel naso, quel doppio mento, quelle labbra, sono tratti distintivi della granduchessa.
Quando Artemisia si ritrae nelle vesti di qualche allegoria o eroina biblica i suoi occhi hanno un ardore e un’intensità che qui non compaiono e il taglio delle sopracciglia è diverso.
La somiglianza del prezioso anello al dito anulare destro con quello presente in altri dipinti che il pittore Sustermans fa della granduchessa è degno di attenzione, così come anche la doppia collana di perle, anche questo presente nei ritratti ufficiali della granduchessa di Toscana.
C’è poi la posa col busto girato verso destra, presente in tutti i ritratti che fa Sustermans di Maria Maddalena, ad eccezione di quello che la ritrae quale Maddalena penitente, ma il viso e lo sguardo verso un punto non definito del lato opposto è decisamente originale. Dona alla figura una espressione serenamente pensierosa, resa più evidente anche dal delicato accenno di sorriso, quasi fosse in imbarazzo a posare dinanzi ad Artemisia.
Altro elemento simbolico, da non trascurare nel cercare di dare un nome a questa donna, è che può ulteriormente andare verso l’identificazione di Maria Maddalena d’Austria è che dal Cinquecento in avanti, proprio in Toscana, si afferma l’uso della lunga collana di perle quale dono che il marito fa alla moglie quando questa è chiamata a svolgere un ruolo di potere insieme a lui.
Ecco, dunque, che il gesto di toccare con il pollice quel doppio filo di perle bianche può indicare la consapevolezza dell’importante ruolo che la vedova di Cosimo II de’ Medici è chiamata a svolgere soprattutto ora che il marito non c’è più.
Il dipinto a Genova
Che Artemisia abbia voluto omaggiare la vedova con questo ritratto così fuori dai canoni in segno di ringraziamento degli aiuti economici che Cosimo II aveva fatto per risanare alcuni ingenti debiti che Pierantonio Stiattesi, marito di Artemisia, aveva contratto a Firenze, non ci è dato saperlo.
La presenza del dipinto a Genova accresce il mistero e un’indagine più approfondita sui gioielli forse potrebbe svelare l’identità della donna, anche se la somiglianza dell’abito con quello indossato da Maria Maddalena d’Austria nel dipinto di Allori, qui privato della gorgiera che negli anni venti del Seicento ormai non era più di moda, lascia qualche perplessità.
E così quell’abito indossato un anno dopo le nozze con Cosimo II viene di nuovo indossato per posare dinanzi ad Artemisia?
O la nostra talentuosa artista si è ispirata a qualche incisione che ritraeva la granduchessa e lo ha dipinto a Genova, mentre aiutava il padre nella realizzazione dei tanti dipinti a lui commissionati, e il ritratto non ha mai raggiunto la destinataria?
L’attività dello storico dell’arte è fatta di ricerca e indagine per molti versi simile a quella di un investigatore di polizia. A volte gli indizi più significativi si palesano dinanzi ai nostri occhi e non sappiamo individuarli. Più sono evidenti e più ci ostiniamo a ignorarli, a cercare altrove.
Ci resta un enigmatico dipinto, con una donna che non è nessuno dei personaggi femminili per cui l’arte di Artemisia era tanto ricercata. Non una santa, non una donna descritta nelle Sacre Scritture, non l’allegoria di una qualche virtù o mestiere.
È una donna di potere che evita il nostro sguardo e rievoca con pacata serenità un passato che ancora le infonde dolcezza.
Mariangela De Marco
31 dicembre 2023
Ottimo articolo! Complimenti alla scrittrice,usa in modo perfetto le parole e gli studi effettuati per le ricerche;
Bellissime parole nella parte conclusiva.
Complimenti,speriamo di leggere altro dalla signorina Mariangela De Marco
Complimenti alla signorina Mariangela De Marco,un uso splendido delle parole per le varie descrizioni,e soprattutto complimenti per gli studi effettuati per scrivere questo articolo! Bellissima la conclusione,speriamo di leggere ancora tanto dalla sua tastiera…