di Mariangela De Marco.
Quattro momenti di crescita per diventare cittadini consapevoli. Conoscere per analizzare e riflettere sugli effetti della comunicazione sulla nostra vita e su quella di chi ci è accanto.
Da lunedì 11 marzo fino a lunedì 8 aprile il corso sulla disinformazione e lo hate speech tenute dal Prof. Carlo Penco ha visto impegnati una trentina di studenti universitari. Quattro incontri al lunedì (escluso quello successivo alla Pasqua) che dalle ore 13 alle ore 15 si sono tenuti presso l’aula 1 dell’Albergo dei Poveri.
All’interno del più ampio programma di Educazione alla Cittadinanza, questo corso, che è valso 1 CFU ai partecipanti (esclusi coloro che già seguono le lezioni di Teoria della Comunicazione, sempre con il Prof. Penco, da 9 CFU), ha suscitato interesse e buona partecipazione. Non sono mancati gli interventi da parte degli studenti, che hanno trovato particolarmente attuali le tematiche.
Troppa informazione e spesso scorretta e contraddittoria
“La nostra è un’epoca in cui l’informazione non manca” ha detto il Prof. Penco alla prima lezione “Ma è troppa. C’è un eccesso di informazioni. Ma mentre noi vorremmo una informazione valida, corretta e accessibile, buona e rilevante, siamo spesso sommersi da una informazione contraddittoria, scorretta, senza prova di verità. Capire chi è la fonte del messaggio che leggiamo è il primo passo da fare per essere bene informati” e ha subito coinvolto i presenti con immagini tratte dal web.
Sono state spiegate le differenze tra errori, bufale e pettegolezzi e poi si è passati ad elencare e spiegare, con diversi esempi, i 7 tipi di disinformazione:
- satira,
- contenuto fuorviante,
- contenuto impostore,
- falsa connessione,
- falso contesto,
- contenuto manipolato,
- contenuto inventato.
Ingannare attraverso il linguaggio
Il video dell’inchiesta della giornalista Carol Cadwallar sul voto del 2016 nel Regno Unito, che ha portato all’uscita dall’Unione Europea, ha concluso il primo incontro introducendo quello che è stato poi affrontato il lunedì successivo: le analisi tecniche sui modi sofisticati di ingannare attraverso il linguaggio.
Si è parlato di cosa sono le supposizioni partendo dallo slogan “Stop the Steal” utilizzato negli Stati Uniti dopo l’elezione del Presidente Biden.
È stato spiegato il ruolo dell’implicito nella comunicazione e di come attraverso l’uso anche solo di un articolo determinativo in una frase sia possibile influenzare chi legge o ascolta il messaggio verso una direzione piuttosto che un’altra.
Dire o comunicare: il non detto
La terza lezione è andata ancora più in profondità distinguendo tra quanto viene detto e quanto viene comunicato.
Si è parlato di implicito, cioè del non detto, e dei fraintendimenti che spesso avvengono.
Affinché ciò che si vuole comunicare arrivi ad essere compreso da chi ascolta occorre rispettare alcune semplici regole: quantità (non dire né troppo né troppo poco), qualità (dire il vero), relazione (dire solo ciò che è pertinente) e per ultimo il modo.
Hate speech, l’incitazione all’odio
Il corso si è concluso l’8 aprile con uno dei temi più delicati che le legislazioni dei paesi europei stanno affrontando recentemente: il discorso che incita all’odio (meglio conosciuto col termine inglese “hate speech“) e la disinformazione.
La democrazia vive sul concetto di libertà di espressione; eppure, il confine tra un discorso che diffonde odio e un discorso dove si esprime un'opinione personale, soprattutto quando a parlare è un politico, un giornalista o una qualunque persona che abbia autorevolezza, è sottilissimo.
Si è parlato di quando la disinformazione crea odio e gli effetti dannosi che questo porta in concreto nella vita delle persone.
Le slides, complete di foto talora anche divertenti, hanno illustrato i tanti esempi che sono stati proposti e la partecipazione dei presenti si è fatta più coinvolgente con diverse domande rivolte al Prof. Penco, il quale ha stimolato gli studenti a riflettere e trovare le risposte da soli.
Quattro incontri che hanno stimolato a riflettere e ad osservare, perché è importante saper comunicare, ma ancor più saper leggere tra le righe ciò che ci viene comunicato.
Così informati sulla disinformazione è possibile fare passi avanti e diventare cittadini più consapevoli del potere della comunicazione.
Mariangela De Marco