di Vjollca Cumraku.
‹‹La più grande dote che un giornalista possa augurarsi di possedere è riconoscere quando gli mancano informazioni e rivolgersi perciò a un esperto››
In epoca moderna, il giornalismo è definito il “quarto potere” data la sua importanza e l’impatto nella società dopo i poteri di tipo legislativo, esecutivo e giudiziario. Basandoci su tante critiche a volte anche molto severe, la professione di giornalista si riveste di tanti pro e contro nello svolgimento del lavoro, nei modi utilizzati e negli obiettivi ricercati.
Chi si può definire giornalista?
L’art. 1 della legge 3 febbraio 1063 n. 69 ha stabilito che possono essere definiti giornalisti professionisti esclusivamente coloro che esercitano la professione in modo esclusivo e continuativo e che, pertanto sono iscritti all’Albo professionale nel relativo elenco. Il giornalista è un esperto della comunicazione che si occupa di investigare, preparare un contenuto testuale, con foto o video e pubblicarlo sui canali di promozione della testata o mandarlo in stampa direttamente.
Il giornalismo è una professione pericolosa?
Purtroppo, bisogna ammettere che ultimamente questa professione apre il sipario a tante situazioni pericolose. I rischi legati alla professione toccano soprattutto i giornalisti di guerra. Questi sono trasformati in veri e propri attori attivi all’interno dei conflitti in quanto raccontare una guerra può influenzarne le dinamiche politiche, diplomatiche e sociali, dando un determinato quadro e percezione. Ma anche i giornalisti non impegnati in teatri di guerra rischiano.
I numeri nel mondo sono scoraggianti: secondo l’Unesco – che il 9 e 10 dicembre celebra con una conferenza online la Giornata mondiale contro l’impunità per i crimini ai danni dei giornalisti (IDEI) – negli ultimi undici anni sono stati 930 i giornalisti uccisi per aver cercato di garantire ai cittadini il loro diritto ad essere informati
A volte si arriva a minacce dirette, rivolte anche ai famigliari dei giornalisti, per fare pressione e arrivare a far cancellare o negare le notizie pubblicate. Il tema è stato affrontato dal giornalista Alberto Marello, direttore de “Il piccolo” di Alessandria, in un ciclo di seminari organizzato nel Università di Genova a cura del docente Luca Raffini.
Perché fare il giornalista?
Sicuramente rimane una professione difficile a volte da svolgere, raggiungere gli obbiettivi, completare con buoni risultati i progetti, ma nell’altra parte della medaglia questa professione regala la gioia di chi è riuscito a portare la verità, la notizia al momento giusto, aiutare persone in difficoltà, l’inchiesta dettagliata e tante risposte a chi segue e aspetta con ansia le ultime news.
Il giornalismo è storicizzazione della quotidianità ed occorre interpretare la società che cambia e i bisogni informativi emergenti. Scrivendo sempre la verità, non fermarsi davanti agli ostacoli fino a dare luce alla giustizia e ricordare sempre la parte “umana” e l’impatto che si può avere nella società; queste forse fanno la differenza tra chi questa professione lo fa per i soldi e ci si mette la passione fino alla fine.
Vjollca Cumraku